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STOP ALLE LICENZE COMMERCIALI SENZA IL VERSAMENTO DEI TRIBUTI LOCALI

13/06/2019


E’ questa una delle novità contenute nell’ultimo  degli emendamenti al Decreto Crescita, approvato in Commissione finanze della Camera solo tre giorni fa.

Decreto che - è opportuno ricordarlo - vede il termine di conversione fissato al 29 giugno prossimo e che, fra le altre cose, riaprirà nuovamente le porte della c.d. PACE FISCALE.

Stando alle indiscrezioni, la disposizione in esame dovrebbe prevedere che gli enti locali, prima di rilasciare licenze, concessioni o relativi rinnovi per attività commerciali o produttive, possono disporre, con proprio regolamento, che questo rilascio o rinnovo sia concesso a condizione che il soggetto richiedente dimostri di essere in regola con il pagamento dei tributi locali (IMU, TASI, TARI).

Ora, che la finanza locale sia uno dei comparti di tassazione che più ha risentito dell’astensionismo del contribuente al versamento spontaneo delle imposte è cosa nota ormai da tempo.

Come altrettanto nota è la circostanza che la maggior parte dei bilanci comunali siano delle “rappresentazioni fotografiche” non proprio conformi alla realtà dei fatti, se si considera che una notevole quantità delle entrate previsionali sono quasi sempre costituite da somme che l’ente locale dovrebbe (usiamo il condizionale) riscuotere dal pagamento di tributi come, appunto, l’Imu piuttosto che la Tari o la Tasi.

Ma da qui a pensare di inibire l’apertura di nuove attività commerciali per il solo fatto di non aver pagato - magari per un’annualità - la tassa rifiuti, potrebbe assumere dei contorni ancora più catastrofici, se tutto questo viene contestualizzato in una fase di stagnazione economica come quella attuale.

Sicuramente bisognerà leggere con attenzione quello che ha previsto il Legislatore prima di sbilanciarci in ipotetici scongiuri, ma la cosa certa è che una linea di austerity che inibisca ancor prima di nascere la libera iniziativa economica non può di certo rappresentare il migliore degli strumenti da utilizzare per la lotta all’evasione.

Tanto più nell’ipotesi di piccole comunità, dove l’apertura (o la permanenza) di singole attività commerciali svolge un ruolo soprattutto sociale prima ancora che economico.

Ragion per cui, riteniamo opportuno che l’azione programmatica del Fisco debba concentrarsi maggiormente sulla prevenzione del fenomeno dell’evasione (più che sul contrasto), con politiche di alleggerimento del carico fiscale che ingenerino nel contribuente sempre più la consapevolezza che un “giusto” adempimento tributario possa davvero rappresentare un dovere morale di cui ogni cittadino dovrebbe andarne fiero. 

 

 

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